Comunicato dell’assemblea del Manifesto di Londra

Da ormai un decennio un numero crescente di italiani, di ogni classe sociale, età e provenienza geografica, preferisce riporre le sue speranze nell’andare all’estero piuttosto che nell’andare a votare. Mentre i tassi di partecipazione al voto stanno toccando i minimi nella storia della Repubblica, i flussi di emigrazione raggiungono e superano quelli del Secondo Dopoguerra.

 

Il Manifesto di Londra nasce anche per porre all’attenzione della politica italiana la questione della portata storica dei flussi della nuova emigrazione, che hanno portato all’espatrio di un milione e mezzo di italiani in un decennio, 285 mila solo l’anno scorso. Di fatto, questo significa spingere al centro della campagna elettorale che si sta avviando in questi giorni, la questione dell’emigrazione vecchia e nuova come questione politica nazionale, figlia e specchio della crisi di un Paese governato da politiche che hanno creato precarietà, assenza di prospettive e disoccupazione di massa per  generazioni di italiani.

Eppure, l’emigrazione degli italiani all’estero potrebbe essere una fonte importante di rinnovamento e crescita per il paese. Lo scambio transnazionale di teste, cuori, braccia e gambe arricchisce i paesi di arrivo e quelli di partenza, se esistono adeguati meccanismi di accoglienza e integrazione e incentivi al rientro. Questo doveva essere uno degli scopi principali dell’Unione Europea: la libera circolazione delle persone come forza trainante di un continente. Per qualcuno è stato così: tante e tanti italiani hanno potuto scegliere nell’emigrazione una strada di autodeterminazione, proprio in virtù dei diritti di cittadinanza e di libertà di movimento garantiti dall’Unione Europea.

 

Sempre più però sono le storie di chi vede nell’emigrazione una scelta obbligata, anche per colpa dell’incapacità della stessa Unione Europea di mettere in atto quei meccanismi di solidarietà economica transnazionale che avrebbero dovuto creare e redistribuire opportunità di sviluppo tra i paesi membri.

L’assemblea del Manifesto di Londra ritiene dunque la questione migratoria, quella economica e sociale, e quella europea come intrinsecamente legate tra loro, e si impegna affinchè queste vengano messe al centro di un’offerta politica per gli italiani all’estero che offra come soluzione a tali questioni una proposta radicale di riforma del sistema economico e delle istituzioni politiche europee.

Crediamo questo sia un compito della sinistra politica, in Italia come in Europa, come per gli italiani in Europa. Serviva e serve offrire agli italiani in Europa un’unica alternativa di sinistra, radicale, popolare, europeista, alternativa alla destra, al PD, e al Movimento 5 Stelle.

 

Una lista di Liberi e Uguali ed Europei, accogliente ed ospitale per compagni di altre sensibilità, ed espressione integrale ed esclusiva dei percorsi territoriali di costruzione di LeU in un’ottica di pieno rinnovamento, può ancora dare sostanza a una proposta convincente per gli italiani in Europa di resistenza europea ai fascismi e populismi euroscettici.

L’assemblea del Manifesto di Londra guarda inoltre con favore al recepimento di larga parte delle sue istanze nel programma nazionale di Liberi e Uguali e invita a un voto convinto a sostegno di queste istanze.

L’assemblea del Manifesto di Londra rimane comunque uno spazio politico autonomo della sinistra italiana nel Regno Unito e in Irlanda, aperto, inclusivo, ed accogliente a tutti i compagni che si riconoscono nei contenuti del Manifesto.

L’assemblea del Manifesto di Londra, ed il coordinamento di Liberi e Uguali UK – Manifesto di Londra

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