Liberi e Uguali e Europei: rigenerare l’Italia e ricostruire la sinistra a partire dall’Europa

La Brexit è un problema britannico, europeo e italiano

Nel giugno del 2016, il referendum sulla Brexit ha scosso le certezze di un continente, rivelando fino a che punto le istituzioni europee fossero diventate il bersaglio del malcontento popolare. La vittoria del Leave in Gran Bretagna è stata l’esito di una campagna che ha presentato l’uscita dall’Unione Europea come soluzione (sbagliata) a problemi reali, dalle diseguaglianze crescenti figlie di una globalizzazione mal governata e di un settore finanziario sovradimensionato e lasciato in balia degli interessi speculativi, alla percezione di una crescente distanza tra cittadini e istituzioni democratiche.  Di fatto, si è trattato di una campagna animata dalla peggiore retorica nazionalista e xenofoba, guidata dagli stessi che per anni hanno implementato le politiche economiche causa di quegli stessi problemi.

 

Oltre a minacciare il futuro economico e l’unità territoriale e politica del Regno Unito, la Brexit mette a rischio i diritti sociali, civili e politici di tre milioni di cittadini europei immigrati o figli di immigrati residenti in Gran Bretagna, e di oltre un milione di cittadini britannici in Europa. Per questo occorre riconoscere che la Brexit è un problema europeo e sostenere gli sforzi delle tante associazioni che si battono per difendere i diritti di cittadinanza europea, come the3million, Together Forward  e i British in Italy. L’Italia deve prestare attenzione alla Brexit non solo per difendere gli 800 mila cittadini che vivono tra UK e Irlanda, ma anche perchè, come ci ha ricordato Pietro Grasso, il suo futuro è profondamente legato a quello delle istituzioni comunitarie.

 

L’Europa deve diventare un punto centrale dell’agenda politica italiana

Da Londra, riteniamo l’Europa non possa non essere al centro del dibattito in vista delle prossime elezioni politiche, per almeno due ragioni. La prima è che le politiche europee e nazionali sono da anni e in modo sempre più evidente strettamente legate: ce lo dicono i vincoli di bilancio e le politiche monetarie decise a Bruxelles e Francoforte, ma anche le politiche migratorie, ambientali e di sicurezza e infiniti altri aspetti aspetti co-decisi dai 28 paesi membri. La seconda è che i negoziati sulla Brexit entreranno nella loro fase calda proprio durante la campagna elettorale italiana, dopo l’approvazione da parte del Consiglio Europeo del 14-15 dicembre dell’accordo sulle questioni preliminari trovato all’ultimo minuto utile. Durante questa seconda fase, i nodi irrisolti legati alla permanenza nel mercato unico e all’unione doganale verranno necessariamente al pettine, mettendo ulteriormente alla prova il fragilissimo governo di Theresa May. Con i sondaggi che danno il Labour avanti di 8 punti rispetto ai conservatori, e il Remain 10 punti davanti al Leave in un ipotetico secondo referendum, si possono prefigurare scenari politici impensabili fino a pochi mesi fa.

 

Il Manifesto di Londra e l’Europa

Come promotori del Manifesto di Londra per immaginare l’Italia che vorremmo, siamo convinti che la soluzione ai problemi del Paese, così come quelli della sinistra italiana, parta proprio dall’Europa. Con in mente le migliaia di italiani che ogni anno arrivano a Londra in cerca di fortuna, e le famiglie che si lasciano alle spalle in Italia, abbiamo messo come primo punto del Manifesto che ‘Vogliamo un’altra Europa, politica, democratica e sociale’.

 

Basta scuse: l’Europa va cambiata

Non ci sono dubbi che l’Unione Europea non abbia realizzato molti degli obiettivi che erano stati posti al cuore del suo progetto originario. Per raggiungere quegli obiettivi occorre un cambiamento radicale sul piano delle politiche economiche e su quello delle istituzioni. La riforma della politica economica dell’Eurozona deve partire da un superamento del Fiscal Compact e una revisione dei trattati economici, ma difficilmente tali politiche saranno raggiungibili se non supportate da un contemporaneo processo di riforma federalista delle istituzioni chiave dell’Unione. Per fare tutto questo è fondamentale il ruolo dell’Italia, che della riforma dell’Unione è perno necessario e insostituibile. Dovrebbe essere compito della sinistra aiutare a superare il  senso di estraneità rispetto ai processi europei avvertito da molti italiani ricordandosi e ribadendo che l’Italia è pienamente nelle condizioni di determinare tali processi.

 

Basta retropensieri: l’Europa va difesa

Il fallimento annunciato e in corso della Brexit dimostra che l’Unione Europea rimane la nostra migliore chance per costruire una società basata su un modello economico che metta al centro le persone e l’ambiente, non il profitto e l’establishment politico ed economico.

Le grandi sfide del nostro tempo non possono essere affrontate in isolamento, ma richiedono soluzioni multilaterali. Più che mai, una forte e democratica Unione Europea è necessaria per attuare il Trattato di Parigi sul clima, per combattere la concentrazione di ricchezze e potere nelle élites finanziarie e nelle grandi societá multinazionali; per governare la quarta rivoluzione industriale e l’automazione della produzione. Col vento del nazionalismo, della xenofobia e del fascismo che spira di nuovo forte per l’Europa, la Storia è la migliore alleata della sinistra: occorre ricordarsi e ricordare cosa succede quando le nazioni smettono di immaginarsi come parte di una comunità di ideali che prescinde dai confini geografici. Serve l’Unione Europea per gestire le grandi migrazioni figlie di un sistema economico globale squilibrato, e per trasformarle in opportunità per chi arriva e per chi accoglie; serve l’Unione Europea per ricostruire un progetto politico di cittadinanza europea incentrata sulla libertà di movimento delle persone e sulla pienezza dei diritti sociali.

 

Liberi E Uguali deve guidare il dibattito sulla riforma dell’Unione Europea

In un quadro politico diviso tra i difensori di un euro-establishment senz’anima e i profeti di un euroscetticismo (s)fascista, Liberi E Uguali deve rappresentare nel dibattito pubblico le ragioni dell’Altra Europa, politica, democratica e sociale. Non assumere tale ruolo non significa soltanto lasciare che questi temi vengano cavalcati dalla destra xenofoba e dal populismo  antieuropeo, ma anche perdere l’opportunità che il nostro Paese faccia la sua parte nel proporre una visione di un’Europa sociale e progressista, democratica e federale. E’ un compito storico dell’Italia e della sinistra Italiana. Siamo Liberi e Uguali, Italiani ed Europei: tocca a noi farlo!

 

Per questo, alle assemblee tematiche che si sono svolte nel fine settimana tra sabato 16 e domenica 17 Dicembre per avviare il percorso di scrittura del programma di Liberi E Uguali, pensiamo debba esserne aggiunta un’altra a Gennaio: una grande assemblea popolare per riappropriarsi da sinistra della discussione sulla riforma dell’Unione Europea. Alle cinque città italiane dove si sono svolte le assemblee, proponiamo di aggiungerne un’altra: Londra, la settima città più grande d’Italia per numero di abitanti. Facciamone il luogo simbolico dove costruire insieme una proposta che metta al centro del programma l’Europa e gli italiani che l’Europa la vivono, la viaggiano, la soffrono e la sognano. Noi siamo pronti. E voi?

 

Chiara Mariotti, economista per Oxfam, coordinamento Manifesto di Londra

Andrea Pisauro, ricercatore all’Università di Glasgow, coordinamento Manifesto di Londra